The Walbrzych Notebook (2010)

walbrzyk01“Dove vado quando sono in Cielo? E’ tutta una farsa, un’invenzione di questi banditi, di questi stronzi… la merda rimane qui, l’anima va in Paradiso… ci credi nel Paradiso? Credi davvero in queste cazzate?”
Mieczeslaw Krajczewski, 1928/2007

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Festivals e Rassegne

logostrasbourg STRASBOURG INTERNATIONAL FILM FESTIVAL – Nomadic Tendencies 2010

logoglobians  GLOBIANS DOC FEST BERLIN – 2010

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Lucca, 8 MINUTI DAL SOLE, 1 MINUTO DALLA LUNA – L’Immagine del Suono 2010

logourbannomad2010 URBAN NOMAD – Video-Art Exhibition 2010

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FESTIVAL 5 GIORNATE 2010 – Milano, Cinque Giornate per la Nuova Musica

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CINEMAVVENIRE VIDEO FESTIVAL 2010 – Roma

circolodelcinema  Lucca, Circolo del Cinema, 1 Marzo 2010

logocambofest CAMBOFEST 2009 (URBAN KNOTS) – Official Selection


Sinossi

THE WALBRZYCH NOTEBOOK (Appunti su Walbrzych) è una specie di ritratto antropologico della città polacca diWalbrzych, ex sito minerario attivo fino agli anni 90, e successivamente decaduto per la chiusura delle miniere con il conseguente licenziamento di centinaia di lavoratori; oggi la città mostra alcuni segni di rinascita. Il film s’incentra sugli spazi e sulle persone che si muovono in questa realtà; esplora gli effetti, ma evita qualsiasi speculazione scientifica sulle cause; più che ad un vero e proprio documentario, il film somiglia al taccuino di appunti di un pittore; rappresenta un luogo ed uno spazio filtrati attraverso i sensi di un sound-visual artist. In effetti il film è concepito come una specie di composizione musicale estesa , una partitura che combina suoni naturali, testimonianze parlate, musica strumentale ed immagini.

Il film, diviso in diversi episodi, alcuni dei quali si possono considerare film autonomi, include alcuni estratti dai due lavori precedenti Czarna Madonna (2004/2005) e Four Studies On Location And People (2005/2008).

Come nel precedente Chiayi Symphony (2006/2007), The Walbrzych Notebook può considerarsi una specie di diario audiovisivo ; scene di vita quotidiana sono reinterpretate come azioni pure e trasformate in pitture surreali sciolte in un lungo flusso di coscienza visivo e sonoro; la colonna sonora, un lungo brano per chitarra elettrica, suoni naturali, fiati e percussioni, contribuisce a muovere il documentario su di un piano onirico. Ne scaturisce una specie di rappresentazione antropologica di un labirinto in cui si perdono le storie personali dell’umanità, riemergono e diventano universali. Lopera è anche una meditazione su stasi e movimento , su fare e non fare, sull’ambiente, sui riti del quotidiani e sulla fede religiosa.
The Walbrzych Notebook si colloca a metà fra documentario e video-arte, una composizione musicale estesa and ed una performance audio-video. Interamente prodotto da S.G. il film è il suo primo lungometraggio.

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Sezioni

The Testament (Part 1) (Il Testamento)
Zofia è a casa, da sola; cuce e pensa. Poi inizia il suo lungo, lento viaggio verso il cimitero dove Mieczyslaw, suo marito, è sepolto; la voce fuori campo di Mieczyslaw regge un intenso monologo contro i preti e la chiesa. Il paesaggio cambia da primavera a inverno.

Urban Knots (Nodi Urbani)
Alcuni scorci delle strade di Walbrzych si sovrappongono in un bizzarro gioco compositivo. Un lungo viaggio in auto in bianco e nero. Città come nodo di spazi e direzioni.

Visiting Families (Visite di Cortesia) Un puzzle video con immagini di famiglie, durante alcune visite di cortesia. Bere, chiacchierare, mangiare. Vecchie canzoni tradizionali polacche accompagnano il gioco.

The Box (La Scatola) Jurek and Ewa, una coppia di sposi anziani, vengono intervistati sulle loro vite; i racconti fanno da cornicie ad una sequenza surrealel sequence dove Jurek passeggia in collina ed entra in un vecchio mausoleo ai margini di Walbrzych. Un uccello rompe una rete e vola via dalla scatola. Musica per chitarra elettrica, percussioni e fiati.

Tourist Guide (Guida Turistica) Michal, un ragazzo di 13 anni, è la più giovane guida turistica in Polonia. Parla di Walbrzych e ci conduce attraverso le storie della città: la vecchia piazza del mercato, oggi restaurata, il deposito di carbone, la Chiesa degli Angeli, ecc.

Trust (Fede) Un prete canta la vecchia canzone polacca Czarna Madonna riarrangiata e da lui interpretata in una surreale atmosfera da tv-recital.

Return Ticket (Andata e Ritorno) Un viaggio senza fine, lento e ipnotico su di un treno in inverno, un viaggio che porta a Walbrzych. Una camminata in soggettiva nel vecchio centro della città, non ancora restaurato, rivela un paesaggio post industriale, desolato, retto su palazzi grigi e fatiscenti; la videocamera si muove come un occhio; esplora un labirinto deserto, sottolineato da continui passi sulla neve, suoni di ghiaccio e di oggetti che cascano a terra. Poi il viaggio di ritorno. Piccole stazioni, campi innevati, volti di passeggeri pensierosi… per arrivare di nuovo, come in un’allucinazione, a Walbrzych.

The Testament (Part 2) (Il Testamento) Inverno. Zofia visita Mieczyslaw al cimitero. Mieczyslaw continua il suo accorato monologo contro la chiesa. Zofia pulisce la tomba; improvvisamente è primavera. Mieczyslaw si domanda dove andrà quando sarà in cielo. Zofia si allontana lentamente dal cimitero sul quesito finale, esistenziale di suo marito: “credi davvero in tutte queste cazzate?”

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Crediti

THE WALBRZYCH NOTEBOOK
Durata: 71’30″” min.
Linguaggi: Polacco, Tedesco (con alcune frasi in Italiano ed Inglese)
Sottotitli: Inglese, Italiano

Soggetto e regia: Stefano Giannotti

Interpreti: Zofia and Mieczyslaw Krajczewscy, Ewa and Jerzy Krajczewscy, Joanna and Zuzka Wuszczynski, Michal Machowski ed altri abitanti della città polacca di Walbrzych

Assistenti: Mariola Krajczewska and Matilde Giannotti
Musica originale composta e prodotta da Stefano Giannotti, ed alcune canzoni tradizionali polacchi (Pubblico Dominio)
Stefano Giannotti: chitarra elettrica, onde radio, Revox tape-recorder, registrazioni e trattamenti.

Traduzioni a cura di: Mariola Krajczewska, Annalisa Pace (Studio Lucca Traduce), Stefano Giannotti, Lia Stefani, Gina Stefani
Ringraziamenti speciali a: Maria Teresa Elena, Giacomo Verde, Andreas F. Müller, Ullabritt Horn, Mariola Krajczewska per il loro prezioso aiuto

Ringraziamenti speciali anche a: Jerzy Wuszczynski, Alina and Janusz Borcon, Gabi and Lilka Lukomska, Joanna Oleszek, Domenico Trubiano e Bruno Fiorino.
Prodotto da Stefano Giannotti, fra il 2004 ed il 2010 con l’aiuto di amici e parenti

© Copyrights by Stefano Giannotti
All Rights Reserved

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Scrivere con il tempo
di Giacomo Verde

THE WALBRZYCH NOTEBOOK si basa su riprese che Stefano ha fatto nel corso di sei anni… tutto nasce da riprese familiari, perché i protagonisti sono parenti e amici di Stefano; l’intero film è ambientato in Polonia, cioè racconta di un paese polacco, di una cittadina; nasce però in modo diverso da quello di un normale film, non si basa su di una trama, non ci sono attori che recitano, ma ci sono persone riprese dalla telecamera, filmate non da un normale video-maker, ma da un musicista… l’opera nasce dunque in un ambito di creazione audiovisiva che è molto legato a quello della creazione della video-arte, più che della fiction o del documentario.

Molti video-artisti, prima di diventare tali, erano musicisti; Bill Viola stesso, che è quello più famoso di tutti era un musicista, ma anche Nam June Paik, che è un altro dei padri fondatori della video-arte nasce come musicista… quindi è molto bello, giusto e corretto vedere che Stefano, che prima di tutto è un musicista, sia passato anche lui a fare video; THE WALBRZYCH NOTEBOOK non segue quelle che sono le regole classiche della sceneggiatura e della scrittura filmica, ma osserva piuttosto le regole della composizione musicale; è come se, invece di scrivere nel tempo, come normalmente si fa con i film, Stefano scrivesse con il tempo… cioè come scrive un musicista; infatti è un’opera questa, oltre che da vedere, da sentire…

Noi viviamo in una civiltà delle immagini, ma in realtà le immagini non significano niente… ci viene continuamente fatto credere che le immagini siano importanti e che tutto ciò che ci circonda si basi sulla comunicazione per immagini; questa è una bugia, perchè le immagini di per sé non significano nulla; le immagini acquistano significato a seconda del contesto in cui sono inserite e quindi assumono un valore piuttosto che un altro; e questo lavoro di contesto, di generazione di contesto per creare significato è quello che Stefano ha fatto nel suo video, utilizzando l’esperienza del campo musicale; uno dei modi per creare contesto, per dare significato alle immagini è creare una colonna sonora; a seconda della colonna sonora una qualsiasi sequenza cambia completamente di senso, di significato, di stati d’animo; in questo film la colonna sonora non è una semplice colonna sonora; essa nasce veramente insieme alle immagini, dà senso alle immagini…

Mi verrebbe da pensare che il film somiglia più ad una specie di LP visivo; un concept album come all’epoca dei Genesis e dei Pink Floyd… nei concept album si componevano canzoni, ma queste erano tutte collegate tra di loro… è lo stesso lavoro che ha fatto Stefano in questo film; sono otto episodi, tutti collegati tra di loro attraverso accostamenti tematici, e non semplicemente narrativi; per cui ogni episodio ha in realtà una sua autosufficienza, come un brano musicale che vive di luce propria, ma che collegato assieme agli altri crea un grande affresco, un grande disegno, dove si racconta di questa città.

L’altra cosa molto interessante è che questa città è rappresentata non veramente o soltanto dall’architettura come normalmente ci verrebbe da pensare, ma è raccontata da alcuni abitanti, da alcuni protagonisti, i parenti, che diventano simbolo di un qualcosa che va aldilà del proprio quotidiano; una ripresa familiare, quotidiana, se trattata, rielaborata da un occhio, da una mano intelligente, può diventare rappresentativa di un mondo, ed andare aldilà del proprio personale; perchè comunque, tutto ciò che è il nostro personale quotidiano in realtà non è mai solo nostro, ma è qualcosa che si colloca in una storia, in un contesto sociale, politico ed emotivo; dunque, mi ha toccato molto vedere come delle storie personali, anche banali per certi versi, riescano a fotografare una realtà che diventa poesia, oltre che musica.

Dal discorso di presentazione al Circolo del Cinema di Lucca, Complesso di San Micheletto, 1 Marzo 2010


Video


Urban Knots


The Box