Sinossi
Diversi paesaggi si celano dietro porte chiuse. Qualcuno apre e chiude, cambia direzione, va e torna, e finalmente raggiunge il labirinto vero, un’area misteriosa, il cui silenzio è rotto di tanto in tanto da scricchiolii e rombi paurosi. Una dolce melodia malinconica è prigioniera nel labirinto, protetta o minacciata da un mostro. Il mostro viene ucciso, la melodia liberata e portata fuori dal labirinto. Ma nel frattempo fuori tutto è cambiato e diventato irriconoscibile. La melodia stessa inizia a suonare in maniera stonata e spiacevole; il vero labirinto è fuori .
LABIRINTI è una metafora sull’uomo e la sua perdita del baricentro; tutto ciò che appare sicuro diventa insicuro, gli elementi cambiano posizione in una specie di viaggio surreale, un gioco pericoloso in cui rischiamo di perderci.
Struttura
Il brano si può dividere in 4 sezioni:
da 0’00” a 5’42”: in questa sezione diverse porte vengono aperte e chiuse. Alcuni paesaggi appaiono e scompaiono, una strada affollata, una spiaggia deserta, un campanile, un paesaggio ventoso, una credenza con bottiglie che contengono una congelata “I can’t get no satisfaction”, alcuni cani ed una foresta; la foresta si trasforma in una forza oscura e minacciosa, un cupo ronzio che si rivela essere un esercito di api all’attacco; atterriti cerchiamo la chiave giusta per aprire la prossima porta; ma invano. poi, improvvisamente un maestoso cancello si spalanca e ci ritrviamo alla fine in un vero, tradizionale labirinto, siamo riusciti ad eludere le api.
Da 5’42” a 19’50”: scopriamo una dolce melodia persa da qualche parte dentro il silenzioso e vuoto labirinto. Ci avviciniamo lentamente a quel suono, ma il mostro (il coro di api) riappare. Combattiamo contro il mostro utilizzando “I can’t get no satisfaction” come arma. Finalmente lo uccidiamo e liberiamo la melodia, portandola in una borsa fuori dal labirinto.
Da 19’50” a 47’54”: non appena usciti dal labirinto la melodia impazzisce e si trasforma in “musica contemporanea ”. Tutti quei paesaggi che celavano dietro le porte diventano irriconoscibili ed una lunga struttura “labirintica” si snoda fra patterns di viola graffianti e textures elettroacustiche, trasformando tutto ciò che abbiamo ascoltato fino a quel momento in un caos magmatico. Forse il mostro è proprio la viola. con sforzi enormi riusciamo a riordinare tutto, ovvero a ritornare alla situazione di partenza, a riconoscere tempi e luoghi. Tutti i paesaggi incontrati all’inizio si rivelano contemporaneamente come in un giardino acustico, universale. Infine l’ultima porta viene chiusa.
Da 47’54” a 51’38”; il mostro non è stato ucciso. Riemerge dal buio e si sviluppa velocemente. Ha la forma di “I can’t get no satisfaction”, ci tormenta e minaccia ancora.
Musica e regia: Stefano Giannotti
Carlo Andrea Malanima: viola
Stefano Giannotti: registrazioni e trattamenti
Daniel Velasco: mastering
Prodotto per Deutschlandradio Kultur fra il 2004 ed il 2005.
Executive producer: Götz Naleppa