Questo testo è tratto da una performance per voce parlata, violino e kalimba. La performance consiste in un’improvvisazione su questo testo, che funge da canovaccio. In altre parole il performer deve recitare il testo come se stesse davvero parlando al pubblico, in modo naturale, estendendolo sia in lunghezza sia in contenuti.
I
Non sono capace di suonare il violino, ma se mi riuscisse suonerei questa melodia…
II
Sono partito e non ho visto nulla. Allora ho deciso di tornare e cancellarmi, diventare invisibile, sparire dalla vista di coloro che fingono di avere qualcosa da guardare.
E siccome non è così facile essere assenti – in pratica non mi riusciva, ho cominciato a piangere forte.
E siccome non sbattevo le palpebre da molte settimane, la polvere depositata si è mescolata alle lacrime.
E siccome non mi rasavo da molti anni, il fango ha travolto tutto ed ho rischiato di essere sommerso anch’io.
III
E’ tornato il sereno, ma il cielo è ancora nuvoloso. Non lo voglio vedere.
Chiudo gli occhi… ooohhh
li apro… guardate è lì!
Li richiudo. Oooohh, è sparito di nuovo.
Finalmente sono invisibile. Per puro caso, con un semplice battito di ciglia.
E’ una bella sensazione camminare fra la gente di nascosto. C’è il vantaggio che puoi ridere del mondo, giocare senza partecipare.
IV
Ecco.
Qualcuno mi cerca, ha bisogno di me. Tutti si domandano dove possa essere sparito. Non mi vedono, ma mi sentono. Mi hanno quasi acchiappato.
Mi turo narici e orecchie, per sfuggire ai loro sensi, arrotolo la lingua per non essere gustato, ritiro dita ed unghie, non possono toccarmi.
Allora si rassegnano, cominciano a pregarmi.
V
Iniziano le feste alla mia memoria, dieci giorni e dieci notti di musiche impercettibili, e parole non udite; e il vino in mio onore non sa proprio di niente. Sperperano denaro intoccabile per una causa persa (tanto non mi trovano), marciano per le vie della città, creano altari per venerarmi. Creano strade con il mio nome (che comunque nessuno ricorda).
Poi si mettono a litigare; qualcuno dice “ha detto questo”, qualcuno risponde “non è vero, ha detto il contrario”. Nascono due scuole, l’una pro, l’altra contro. Gli eserciti si schierano in difesa della verità.
Cominciano a sfasciare tutto.
VI
Primo giorno di guerra. Taratattattà, taratattattà, taratattattà.
Secondo giorno di guerra. Taratà tatta ta ta, taratà tatta ta ta, taratà tatta ta ta.
Terzo giorno di guerra. Taratà taratà tara tatta ta, taratà taratà tara tatta ta.
Pensai “meglio fermare questa serie di scemenze, meglio aprire occhi naso, srotolare mani e orecchie. Distesi anche la lingua per convincere tutti che era stato un bello scherzo”.
Non ci crederete, nessuno mi riconobbe, continuarono a distruggere nel mio nome. Dissi loro che ero io, “guardate, sono proprio io, toccatemi, annusatemi,
ascoltatemi…
Niente da fare, mi convinsero che ero tutti meno che io.
VII
Allora mi sono visto correre per le vie, gridare e cantare in mio nome, anonimo, solo, mescolato agli altri.
E siccome ero contrario a chi diceva “ha detto questo”, lo distruggevo.
E siccome ero contrario a chi rispondeva “non è vero, ha detto il contrario”, lo distruggevo.
E siccome alla fine ho spaccato tutto, non è rimasto in piedi nulla, ho deciso di fare un viaggio.
Sono partito e non ho visto nulla. Allora ho deciso di tornare e cancellarmi, diventare invisibile, sparire dalla vista di coloro che fingono di avere qualcosa da guardare.
E siccome non è così facile essere assenti – in pratica non mi riusciva, ho cominciato a piangere forte.
E siccome non sbattevo le palpebre da molte settimane, la polvere depositata si è mescolata alle lacrime.
E siccome non mi rasavo da molti anni, il fango ha travolto tutto ed ho rischiato di essere sommerso anch’io.
E siccome…
VIII
Ancora oggi a volte si parla di me. C’è chi dice che il mare mi abbia inghiottito, molti secoli fa, come la città di Atlantide. C’è chi pensa che ero amante delle donne, altri credono che fossi astemio. La scienza mi vuole pietrificato in orbita sulla cometa.
Per non parlare delle teorie sulla trinità. Gli eretici aspettano ancora la mia venuta. I terroristi mi fanno male. I pittori mi affrescano sulla cupola di Firenze. I commercianti mi annotano nella lista delle spese. I musicisti…be’, i musicisti lasciamo perdere.
Io sono contento di esser stato utile a tutti. Tanto è uguale. Non cambia nulla. Alimento le leggende fiorite attorno a me devoto ed ostinato, tanto per fare qualcosa. Mi diverto un po’ alle mie spalle. Inganno il tempo e lui inganna me.
Proseguo immobile fingendo di immaginare.
IX
Non sono capace di suonare il violino, ma se mi riuscisse suonerei questa melodia…